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Recensione dello spettacolo “Wonder me”

a cura di Omar Manini

Meraviglia, stupore. Me.

Meravigliami, stupiscimi.

Un traduttore mi suggerisce la variante “mi chiedo”.

E allora ho capito che – sì, è vero! – c’è della ragione profonda nel chiedersi “mi meraviglia?”, “mi stupisce?”. Perché troppe volte siamo schiacciati nell’affrontare le cose sul binario di un superficiale binomio “bello-brutto” e non ragioniamo in termini di profondità su ciò che ci capita. Meraviglia e stupore hanno, invece, uno spessore diverso e superano il concetto di “bello”, abbracciando anche il “brutto”.  Una cosa può non avere i canoni tracciati dall’armonia, dall’equilibrio, ma provocare comunque un’esplosione che investe i sensi ed essere ricordata come “meravigliosa”. Riflettendo, mi è capitato più volte.

E “Wonder me” di meraviglia si nutre, respira e vuole condividerla. Ce la indica, così come ci mostra la via per recuperarla. La meraviglia delle scoperte, delle prime volte, di un nuovo sguardo libero da vincoli e dettami che alleggerisca il cuore e il pensiero. “Wonder me” è naturalmente nato per spazi aperti, non strutturati dalla mano dell’uomo, dove il viaggio della mente non è interrotto da perimetri o muri, ma è potenzialmente infinito e possibile.

Uno spettacolo nato durante i difficili anni di pandemia che, con pochissimi elementi – rami, legnetti colorati, idiofono stile handpan – e la spontaneità di due brave attrici-performer con le loro dinamiche fisiche e vocali, conduce da subito lo sguardo dei bambini verso il lontano, l’ignoto, il dubbio e, quindi, inconsapevolmente, vicinissimo a sé stessi; al recuperare le proprie domande e a spezzare risposte preconfezionate. A lasciarsi andare alle possibilità, al proprio punto di vista, a farsi contagiare dalla pienezza totalizzante del meraviglioso.

Pochissime parole, alcuni versi, ma molti sguardi e gesti,  per una storia semplicissima – l’incontro tra due persone che vogliono condividere luoghi e momenti, arrivando al litigio. Fino a liberarsi e a scoprire di potersi conoscere, amare e rispettare nel rispetto della libertà – ma che rilascia pennellate profonde, regala innumerevoli sorrisi spontanei ai bambini e lega a sé anche i “ribelli”.

“Wonder me” è uno spazio reale per l’immaginazione, un gioco relazionale, musicale, energetico, dai tratti molto delicati e intimi che si conclude con il coinvolgimento attivo dei bambini.

Wonder me

di Ketti Grunchi
con Delfina Pevere e Francesca Bellini
Ketti Grunchi / Ensemble Teatro (VI)
Teatro, musica e meraviglia

Omar Manini ha visto Wonder me ad Arta Terme, ma è stato presentato anche i bambini e alle bambine di Muzzana del Turgnano, Sutrio, Ronchi dei Legionari e Gorizia.

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