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Recensione dello spettacolo “Svevo”

a cura di Omar Manini

Con un taglio da incalzante inchiesta giornalistica, Svevo, lo spettacolo di prosa (docu-teatro di parola?) di Mauro Covacich, va a scalfire la nostra inconsapevolezza illustrandoci dettagliatamente l’Aron Hector Schmitz che pulsa dietro all’Italo Svevo da tutti conosciuto. Un inizio secco; poi un fiume in piena che ora accelera, ora rallenta, scorrendo sempre sinuoso entro l’alveo di una storia, umana e letteraria, che ha segnato, anche inconsciamente, la nostra identità culturale inventando il romanzo analitico.

Covacich scrive e porta in scena, in modo diretto e tagliente, una vita partendo dalla sua estremità: un aneddoto sulla vecchiaia del famoso scrittore per ripercorrerne a ritroso le tappe principali, con molte incursioni biografiche incorniciate nel contesto storico-sociale.

Il racconto di Covacich è sempre appassionato e incalzante e, fondandosi sulla densità dello scritto teatrale, fa scorgere l’eccezionale spessore letterario di Svevo; ne esce un quadro dove vita e arte fanno emergere il loro legame spesso viscerale, anche quando sono ben distinte come nel suo caso .

Pochissimi gli elementi in scena: una scrivania, alcuni volumi, una lavagna sulla quale fissare punti fondamentali o delle mappe. Questa semplicità rende inequivocabilmente protagonisti la parola e il viaggio che essa compie fuori e dentro la pagina, in un cerchio senza soluzione di continuità e in un’appassionata relazione d’amore tra scrittore/scritto e lettore/oratore/pubblico.

Covacich fa emergere il lato umano, la complessità interiore della persona Schmitz; racconta di un difficile rapporto artistico, di frustrazioni e pulsioni latenti, di come la storia privata è sempre e comunque parte di quella pubblica.

Svevo è uno spettacolo-metafora immediato, ma che, tra le righe, e parlando di lingua, pensiero, capacità/possibilità di esprimersi, sensibilizza sull’importanza di porsi delle domande  e allena a non fermarsi al primo livello di lettura e giudizio sulle cose.

Svevo visto dagli studenti e dalle studentesse

Il pubblico di studenti delle superiori di Udine ha accolto con grande interesse, silenzio e attenzione. Abbiamo raccolto a caldo alcune riflessioni:

Enrico, 5^ ISIS A. Malignani: “Mi è piaciuta molto l’atmosfera ricreata dalla scena che ha dato grande concretezza ai ragionamenti di Covacich. Finora mi sono accorto di aver ascoltato molte cose teatrali in video, piuttosto che dal vivo. Penso sia una cosa dovuta al fatto che ora abbiamo molte possibilità e interessi e vogliamo dare spazio a tutto velocizzandone la fruizione e cercando anche di ottimizzare le attività. Oggi, però, mi sono reso conto che questo comporta la perdita dell’atmosfera e della risposta emotiva”;

Jacopo, 5^ ISIS A. Malignani: “Sono rimasto sorpreso dalla capacità narrativa in un contesto fortemente espositivo. Covacich è riuscito a mettere in luce il pensiero, le motivazioni che stanno dietro e alla base della scrittura in sé, regalando un’ampia prospettiva e ottime sfumature. A teatro ci sono stato pochissimo, ma è un’esperienza veramente particolare, partecipativa, che dà un’idea di connessione con quello che stai guardando”;

Martina, 5^ Liceo Classico J. Stellini: “Mi è piaciuta l’interpretazione de La Coscienza di Zeno; l’avevo letto tempo fa, ma non mi era piaciuto. Quindi sono venuta pensando ‘vediamo cosa esce …’. Con la grande attenzione sulla lingua e la riflessione sull’incomunicabilità delle proprie idee, me lo ha fatto rivalutare e venire voglia di rileggerlo! Il teatro è una bella e coinvolgente opportunità”;

Elisabetta e Leonardo, 5^ Liceo Scientifico G. Marinelli: “All’inizio è stato un po’ difficile perché non abbiamo ancora affrontato l’autore, ma Covacich è stato molto bravo e interessante. Ci hanno interessato molto i discorsi sulla lingua, il rapporto tra Svevo e Joyce e l’illustrazione sulla Trieste divisa con la conseguente necessità di scegliere la lingua in cui esprimersi al meglio. A teatro andiamo solo con la scuola e poco; ci piace lo spettacolo dal vivo anche se preferiamo il cinema”.

Omar Manini ha visto Svevo giovedì 30 marzo all’Auditorium Zanon di Udine per Teatroescuola.

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