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FRANCO FABBRI STORMY SIX OSPITE DI ATTENTI ALLA MUSICA

Franco Fabbri – Werner-Seelebinder Halle, Berlino, 16 febbraio 1980 (Foto: Thomas Neumann)

Nel 1965, anno in cui a Milano si costituivano gli Stormy Six di Franco Fabbri, confesso che non ero ancora nata (solo per poco). Ma aldilà del dato anagrafico che mi crea qualche vertigine cosmica, la musica di questo fondamentale gruppo rock non risuona nelle mie orecchie e nella mia memoria per altre ragioni, che riassumerei come: la mancanza di un’educazione musicale attenta al contemporaneo. La mia famiglia, l’ambito culturale in cui crescevo, non erano sensibili al movimento culturale ed artistico di cui gli Stormy Six erano araldi e ricercatori. Il mercato non li ha accolti e portati alla mia porta per le proprie strade di massa. La scuola e gli altri enti impegnati nella mia formazione artistico-culturale non me li hanno fatti incontrare. E non mi riferisco ai contenuti, ma alla forma artistica e musicale di quei contenuti che artisti come gli Stormy Six andavano elaborando e proponendo in linea con le forme elaborate e proposte in molti altri paesi e da altri artisti. Una forma che mi avrebbe aiutato a capire meglio e più profondamente il mio contemporaneo artistico, a formare il mio gusto e la mia sensibilità.

Gli Stormy Six si aggiungono ad altre mancanze della mia educazione che ho scoperto – e parzialmente compensato – nel tempo, con il senno di poi e spesso grazie agli incontri che questo mestiere mi regala: le espressioni artistiche della mia cultura popolare, la bellezza e la ricchezza delle lingue della mia regione, gli autori e gli artisti italiani a me contemporanei che seppur vicinissimi, mi sono stati lontani, e mi sono mancati, senza saperlo.

Leggendo la biografia degli Stormy Six, come altre volte, ho avuto la sensazione del pezzo mancante che trova un suo posto e completa il quadro storico, culturale, artistico di cui percepivo l’eco, ma non captavo la direzione.

Nel 1980 l’album Macchina maccheronica degli Stormy Six vince il premio della critica discografica tedesca come MIGLIOR ALBUM ROCK DELL’ANNO RELEGANDO AL SECONDO POSTO I POLICE. Ancor oggi è considerato uno dei prodotti più rappresentativi del Rock in Opposition inteso come genere (riporto da Wikipedia). Dico: nel 1980 io seguivo con una certa profondità le vicende dei tre biondi Police, di cui raccoglievo discografie, storie e vicende e concerti. Ero convinta, senza tema di smentita, che la musica contemporanea, quella in cui mi specchiavo con un miglior riflesso, si facesse fuori dall’Italia e che, aimè, il paese del bel canto mi dovesse necessariamente restare artisticamente e musicalmente estraneo. E scopro che oltralpe ci si specchiava in un gruppo italiano! A saperlo prima, mi sarei sentita più velocemente europea.

Le mancanze artistiche della mia educazione, non hanno facilitato la conoscenza – e soprattutto la consapevolezza – di quello che Vinicio Capossela in un’intervista a proposito del suo ultimo lavoro (Canzoni della cupa) chiama il proprio cromosoma culturale. Il cromosoma che ci da radici ben piantate e fronde agitate e aperte e permette all’arte di attraversarci come vento fra le radici.

In un contemporaneo artistico che si muove oggi esploso, le radici cui ancorarsi sono ancor più importanti da cercare e conoscere. Pensiamo che la scuola e gli enti che si occupano di educazione all’arte come il nostro, oltre a riflettere sui percorsi storici dell’arte, debbano tener conto e proporre le forme del contemporaneo e renderle disponibili ai bambini e ai ragazzi.

Per la nostra riflessione fra minimi e massimi tecnologici, sui bisogni di suono dei bambini e dei ragazzi, sul contemporaneo musicale, la presenza di Franco Fabbri al teatro comunale G. Verdi di Pordenone nell’ambito della Giornata formativa regionale del teatroescuola ATTENTI ALLA MUSICA con la sua conoscenza delle radici e la capacità di agitare le fronde è così particolarmente interessante e significativa.

S.C.

Info: 0432/224214 – info@teatroescuola.it

 

 

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